Calcaterra P/E 2026
“Made to Exist, Quietly” Fatti per esistere, silenziosamente.
La collezione P/E 2026 di Calcaterra assume questo lemma come sfondo per leggere il messaggio racchiuso in essa. Qui riecheggia una domanda a cui abbiamo cercato di rispondere sulla nostra rivista attraverso alcuni articoli: domanda che l’abbigliamento pone a chi indossa quotidianamente una mise.
Ci vestiamo per essere o per apparire?
La risposta non è assoluta. Gli abiti sono come un prolungamento del corpo, con essi cerchiamo di esprimere la nostra identità, quella che esprime il nostro essere, quella che esprime ciò che vorremmo essere. Attraverso gli abiti il corpo si “addossa” una storia, una cultura, un modo di essere, una appartenenza, una scelta di “apparenza”; uno stile personale di presentazione nella società.(cfr. Imore) Ma c’è di più; l’abito –è il caso di dire- riveste il corpo di significati, quelli che derivano dalla percezione che il soggetto che lo indossa ha della sua dignità; quelli che scaturiscono dalla sua appartenenza ad un ambito sociale; quelli che rispecchiano la cultura di cui si nutre; tutti quelli per i quali il soggetto costruisce appunto il suo personale guardaroba, il suo stile, perché lo rappresenti in quegli ambiti sociali in cui si muove (cfr. Imore). L’abito deve lasciar trasparire chi siamo, il nostro essere, deve esprimere la verità di noi stessi, altrimenti è un travestimento.
Il nostro stilista ci suggerisce che c’è un particolare modo di essere presenti, di esistere, di apparire: esistere silenziosamente. Noi interpretiamo questo esistere silenziosamente come discrezione, eleganza; una eleganza che non si impone, che non grida, che non è ricercata ma c’è. Quindi il nostro stilista ci vuole segnalare, attraverso i suoi abiti, come essere sé stessi, ma in modo elegante.
La collezione di Calcaterra P/E 2026 è gradevole, ma non è certamente rivoluzionaria, non definisce con chiarezza il quesito che ponevamo all’inizio e non segnala uno stile definito da adottare; certe contaminazioni di elementi maschili “mortificano” la silhouette femminile e non aggiungono eleganza.
Presenta elementi già visti in altre stagioni, come le frange, i volumi protettivi, avvolgenti, extra-large. Una collezione donna, abbiamo detto, a volte contaminata da elementi maschili come le spalle eccessivamente larghe che falsano le proporzioni della silhouette femminile; lo stesso risultato si nota quando il sopra, giacca, o semplicemente i revers sono eccessivamente ingombranti. Le linee sono talvolta geometriche, rettangolari in abiti senza maniche ornati di frange fluttuanti solo sul davanti, o a completare la lunghezza fino al ginocchio. Le frange costruiscono le gonne a balze decorano le borse piatte danno movimento alle linee troppo geometriche. Le giacche sono a volte “strizzate”, a volte over- size, fluide, raccolte con cinture, o arricchite di richiami berberi. Gli spencer accompagnano abiti vaporosi e anche pantaloni voluminosi stretti sul fondo. Richiamano l’attenzione le camicie di taglio maschile ma trasformate nella lunghezza: bianca quasi uno chemisier sotto uno spolverino bianco; a righe celesti che dietro si allunga fino alla caviglia.
I colori sono bianco, nero, crema prugna sbiancato per uno spolverino taglio maschile, ottanio per un tailleur, fango per un abito lungo molto morbido e marrone Moka Mousse il colore 2025 secondo Pantone.





























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