Le fate di Marras, non solo nel sogno
Solo un ritrovo di Fate poteva celebrare i suoi dieci anni, e così per celebrarlo le Fate si sono ritrovate.
Il dubbio è: Fate le ricamatrici che hanno realizzato i ramage delicati e cucito le stoffe preziose, o Fate le donne che indosseranno questa collezione, che più primaverile non si può, delicata come un sogno di una notte di mezza estate?
Soltanto un ritrovo di Fate poteva celebrare i suoi dieci anni, e così per celebrarlo le Fate si sono ritrovate.
Ma resta un dubbio: Fate le ricamatrici che hanno realizzato i ramage delicati e cucito le stoffe preziose, o Fate le donne che indossaneranno questa collezione, primaverile che più primaverile non si può, delicata come un sogno di una notte di mezza estate?
Del resto, 10 anni non sono un anniversario qualunque: sono un primo giro di boa, la chiusura di una fase ormai vecchia, l’apertura di una prospettiva nuova.
Lui, Antonio Marras da Alghero, commenta per Imore, in un backstage in cui è difficile accostarlo tante sono le collaboratrici e gli amici venuti a fare festa con lui: “Vivo la sfilata del decimo anno con la stessa emozione della prima: nel mio lavoro faccio solo quello che mi convince davvero, e con questa collezione ho voluto raccontare un favola. Ho creato una poesia con un tocco di follia, per una donna intelligente. Nel mio lavoro ho la fortuna di poter fare quello che mi dettano cuore e sentimenti, e ho un solo terrore: la noia”.
La sfilata è un susseguirsi di colori dolci, dai malva ai rosa cipria al bianchi avorio fino ai verdi pallidi e i pervinca, scelti per vesti che ondeggiano morbide attorno alla figura. Una semplicità solo apparente, smentita dai ricami che si materializzano all’improvviso sulla schiena, mentre nulla alla visione frontale li lasciava supporre.
La sorpresa continua nelle rose ricamate sulle camiciole nelle palette del crema e rosa cipria accostate a gonne a palloncino. I sandali con plateau e tacco a cono sono trattenuti da nastri, mentre i lunghi abiti dalla piccola scollatura squadrata e le maniche a sbuffo vogliono piccoli ricami di perline come unico ornamento e, non solo per la passerella, fiori intrecciati nei capelli.
Il direttore creativo di maison Kenzo accenna all’Oriente nelle vestaglie di seta che una principessa della Città Proibita sarebbe stata felice di indossare e richiama qua e là i costumi tradizionali della sua Sardegna nei piccoli pezzi dalla linea maschile come marsine, calzoni e giacchine, grigi scurissimi e neri che fanno capolino d’un tratto, accesi solo da profili ciliegia, a contrastare la primavera che poi torna a regnare sovrana.
Marras ha sognato un trionfo di femminilità colta, che coglie il bello nei dettagli minuti: l’invito è a fare uscire la fantasia dal sogno per viverla nella realtà.