Mariano Fortuny e Herriette Nigrin: due figure di spicco nella storia della moda

Venezia celebra Mariano Fortuny y Madrazo, Granada 1871-Venezia 1949, e sua moglie Henriette Nigrin, due figure di spicco all’inizio del Novecento dalla creatività dirompente nei campi più disparati, arte, moda, chimica, design, fotografia; due delle figure più affascinanti del panorama artistico internazionale tra fine Ottocento e inizi Novecento. Lo fa organizzando una giornata commemorativa il 10 giugno appena trascorso, prendendo spunto da una data celebrativa, i 50 anni del Museo Fortuny.
Fu nel 1975 quando Palazzo Pesaro Orfei, acquistato dalla famiglia Fortuny nel 1898, divenuto successivamente abitazione della coppia Mariano e Herriette, ma anche atelier delle loro invenzioni, luogo della memoria del loro lavoro artistico e del loro lavoro imprenditoriale, aprì le porte al pubblico come Museo Fortuny. Era stata Henriette Nigrin, dopo la morte del marito a donare alla città di Venezia il Palazzo e le collezioni in esso custodite: da quel momento il Palazzo Pesaro Orfei diventa un luogo per la cultura di Venezia.
Si è trattato -l’evento di giorno 10 giugno- di una occasione unica per toccare con mano l’ampio raggio di interessi dell’artista spagnolo e di sua moglie con un percorso arricchito di opere inedite, o collezioni mai esposte. Ad esempio, le proiezioni di film amatoriali girati da Mariano e Henriette in persona in formato Pathé Baby -un sistema di proiezione cinematografica amatoriale introdotto nel 1921-; proiezioni di filmati collezionati dai Fortuny che rivelano un interesse poco conosciuto dei due artisti. L’abituale percorso espositivo è stato arricchito con oggetti e documenti d’archivio che, per fragilità e delicatezza, non sono generalmente esposti in modo permanente e, per la prima volta in assoluto, alcuni manufatti di recente acquisizione che fanno ritorno nel luogo dove sono stati creati. Oltre a disegni preparatori, schizzi, matrici e prove di stampa, campionari, fotografie, affiche e depliant pubblicitari, stampe antiche patrimonio della collezione di Mariano, tra cui l’album dei Capricci di Goya, incisioni di Rembrandt, Tiepolo, Canaletto.
Da parte nostra ci piace ricordare la coppia Fortuny per il loro apporto creativo, tuttora influente, nel campo della moda.
Se oggi ammiriamo le creazioni plissé di Issey Miyake e di Yodji Yamamoto non possiamo non far riferimento a Mariano Fortuny e alla sua originale tecnica del plissé ancora oggi non superata.
Nel1909 Fortuny brevetta e registra a Parigi un rivoluzionario (e quasi indistruttibile) satin plissé che utilizza per due dei suoi più celebri abiti: il Delphos e il Peplos.
Il Dephos -con un’annotazione autografa posta a margine del brevetto, Fortuny riconosce in Henriette, la vera ideatrice del Delphos– è una tunica lunga interamente plissettata a forma di cilindro che lascia lo spazio per la testa e le braccia, realizzata con un taglio rettangolare e le sole cuciture verticali che sigillano i teli necessari che il plissé richiede rispetto all’ampiezza che avrà l’abito. Le infinite pieghe rendono l’abito indossabile da chiunque perché il plissé trasmette all’abito una straordinaria capacità di estendersi, scivolando sul corpo e rivelandone sì le curve, ma in modo raffinato. Un aspetto importante che rende ancora più suggestiva questa creazione è l’impiego nei profili, sulle spalle e ai lati, di una fila di piccole perle di vetro di Murano, che non sono solamente un elemento decorativo che arricchisce la semplicità della creazione, ma sono funzionali per impedire all’abito di gonfiarsi. La geometria cilindrica dell’abito è interrotta nel punto vita da una cintura originariamente stampata con motivi floreali o geometrici, oggi liscia dello stesso colore e materiale dell’abito. Non indossato l’abito può essere arrotolato ed occupa poco spazio.
Intorno agli anni ’20 il Delfos subisce una trasformazione, si arricchisce di una parte che nell’antica Grecia veniva chiamato apoptygma; si tratta di un rettangolo di stoffa ripiegato in alto, in modo che, una volta fermato il peplo sulle spalle, una balza ricadesse sul seno e sulla schiena, fino alla vita, o oltre; nasce così il Peplos.





Il Delphos e il Peplos sono ancora oggi prodotti dall’ azienda “Fortuny”, nata nel 1984 quando l’imprenditore Lino Lando, dopo molte ricerche tra gli archivi di Palazzo Pesaro degli Orfei, ricostruisce un laboratorio che recupera e preserva le tecnologie e i metodi di produzione della coppia Fortuny. Nel frattempo, riesce a perfezionare il procedimento necessario ad ottenere la plissettature e può riprendere a realizzare accessori e capi d’abbigliamento in seta e velluto, ma anche la produzione artigianale delle celebri lampade in seta.
La prima creazione che ha reso celebre il nome di Fortuny nel campo della moda fu nel 1907 uno scialle di seta stampata: il Knossos.
I primi prototipi si poterono ammirare in occasione del balletto per l’inaugurazione del teatro privato della Contessa di Béarn a Parigi il 29 marzo 1906. Dopo mesi di intenso lavoro di sperimentazione sui materiali, saggi dei coloranti e ricerca dei motivi decorativi, Mariano e Henriette giunsero alla realizzazione di quindici modelli diversi di scialle. Il museo di Palazzo Pesaro Orfei conserva le prime prove di stampa eseguite su carta che mostrano i motivi decorativi usati da Fortuny: fiori di papiro, palme cuoriformi, fiori stilizzati e argonauti. La presentazione di questo accessorio avvenne a Berlino il 24 novembre 1907, con la partecipazione della danzatrice statunitense Ruth St. Denis che diede un saggio di come indossare i raffinati veli. Una fotografia scattata dallo stesso Fortuny durante l’esposizione di scialli Knossos a Palazzo Fortuny, nel 1920 ce li mostra drappeggiati sul corpo a completare il plissè del Delphos, ma anche indossato come un copricapo o una veste, oppure morbidamente avvolto attorno al corpo. Un ritratto di Henriette eseguito dallo stesso Fortuny la raffigura con indosso il Dephos e due scialli Knossos diversamente indossati




E’ complesso ed esula il nostro intento, menzionare tutti gli ambiti del lavoro creativo e di inventore di Mariano Fortuny. Rimanendo nel campo della moda non possiamo non citare l’invenzione della macchina per la stampa su tessuto, brevettatta nel 1910. Il Museo Fortuny conserva le fotografie scattate dallo stesso Fortuny dell’ Esposizione di tessuti a Palazzo Pesaro Orfei del 1915, nonché le prove delle ricerche e delle sperimentazioni effettuate per l’ideazione di processi produttivi e dei modelli per le stampe dei tessuti per l’abbigliamento, ma anche di tessuti di arredamento, dove rivivono motivi copti, persiani, turchi, cretesi e minoici, l’architettura gotica e i codici medievali, l’arte medio-orientale, i motivi ispano-moreschi, le geometrie e il dinamismo dell’architettura islamica, la calligrafia araba, il rinascimento italiano e spagnolo, merletti e ricami antichi, il barocco, il rococò e il neoclassicismo, le figurazioni zoomorfe, l’arte giapponese, il decorativismo ottocentesco e le influenze Art déco.
Ricordiamo solamente l‘abito “Eleonora” in omaggio a Eleonora Duse, concepito come una tunica- manto in velluto stampato sulla superficie e sulle maniche con motivi rinascimentali, esposto oggi presso il Philadelphia Museum of art. Nella nostra epoca l’abito è stato fonte di ispirazione del lavoro della costumista vincitrice di 3 Oscar Sandy Powel per i costumi del film “Le ali dell’amore” e anche della coppia di stilisti Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per la collezione Valentino P/E 2016.
La personalità di Mariano Fortuny è complessa e poliedrica, la sua creatività e i suoi interessi sono molteplici. Noi abbiamo voluto ricordare solo la sua influenza nel campo della moda, le sue creazioni e le sue tecniche di stampa e trattamento dei tessuti, tralasciando le sue invenzioni nel campo delle scenografie. Progetta la “Cupola” per ottenere una illuminazione teatrale diffusa: una vera rivoluzione nella tradizione scenica teatrale. Il 29 dicembre 1900 al Teatro alla Scala va in scena “Tristano e Isotta”, con la direzione d’orchestra di Arturo Toscanini, Fortuny realizza le scene e i costumi e tenta alcune applicazioni del suo nuovo sistema d’illuminazione. Ricordiamo ancora che arrivò a brevettare una carta fotografica speciale, la “Carta Fortuny”, che conferiva alle immagini un aspetto simile al disegno. Il Museo Fortuny custodisce e valorizza un suo vasto archivio fotografico, composto da migliaia di negativi e stampe. Non trascurabile la sua attività di pittore, la collezione del museo conserva 150 dipinti, ritratti specie della moglie, rappresentazioni del nudo femminile scene familiari, nature morte. Infine segnaliamo la sua attività, di costumista, di collezionista di oggetti d’arte, di designer di oggetti di arredamento come le famose lampade in seta che sono ancora oggi prodotte dall’azienda “Fortuny” di Venezia.



