Il Bing Bang della moda Italiana: fiat Lux
“La genesi della moda italiana riflette la storia del Paese. E’ una narrazione a più voci e fra diversi centri: Venezia, dove si tiene la prima sfilata collettiva di moda italiana e francese nel 1926, quasi in contemporanea con Milano, e poi Torino, dove nel 1935 nasce l’Ente Nazionale della Moda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino alla formazione di un primo “sistema moda” nazionale grazie al progetto di Giovanni Battista Giorgini e all’affermazione del mito della Sala Bianca, per un quinquennio le città italiane si battono per conquistare il primato in un settore in rapida espansione” spiega Fabiana Giacomotti, curatrice della mostra fiorentina “Moda in Luce 1925–1955. Alle origini del Made in Italy”, fino al 28 settembre al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti.
La rassegna, che presenta per la prima volta una selezione ragionata dello sterminato archivio filmico, fotografico e documentaristico dell’Istituto Luce, in parte inedito, oltre a cinquanta capi e accessori di maison leggendarie, intende raccontare l’evoluzione dello stile italiano nei tre decenni in cui si è formata la sua coscienza critica e storica, si è rafforzato il suo orgoglio di appartenenza e si è costruita la sua industria tessile con la sua straordinaria filiera, secondo un modello rimasto unico al mondo. In breve, gli anni della mitopoiesi della nostra moda.
La rassegna, promossa dal Ministero della Cultura, organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, è mirata a ricostruire trent’anni fondamentali della storia della moda italiana prima della sua definitiva affermazione internazionale.
Il percorso espositivo è stato pensato proprio per raccontare come la moda italiana si sia andata definendo – tra innovazione tessile, ricerca estetica, artigianato d’eccellenza e strategie commerciali – ben prima della famosa sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti del 1952. Una narrazione che si sviluppa lungo un arco temporale tra il 1925 e il 1955, intrecciando episodi poco noti con nomi leggendari, così da restituire uno sguardo nuovo sulle radici del Made in Italy. Al centro della mostra, lo straordinario patrimonio dell’Archivio Luce, con un nucleo importante di fotografie e filmati, di cui molti inediti. I capi e gli accessori esposti provengono in parte da prestigiosi musei (ad esempio Boncompagni Ludovisi e Palazzo Madama) e in parte da archivi di impresa o di privati.
Sono presenti opere di Maison storiche – alcune delle quali scomparse – come Ventura, Radice, Tortonese/La Merveilleuse, Gandini, Montorsi, Villa, Fontana, Palmer, Biki, Carosa, accanto a nomi celebri come Maria Monaci Gallenga, Fortuny, Simonetta Visconti, e un rarissimo capo della ‘Tessitrice dell’Isola’, baronessa Gallotti. Non mancano firme note tutt’oggi e già attive nel periodo: Gucci, che presenta la sua ’numero uno’, una borsa da sera della fine degli anni Venti mai esposta, Salvatore Ferragamo con il sandalo ’invisibile’ del 1947, ed Emilio Pucci. Preziosa la documentazione storica esposta, con cataloghi di tessuti, ‘attestati di italianità’ e libri rari. Numerosi gli inediti degli anni Quaranta e Cinquanta di grande firma sia registica che sonora come quella di Romolo Marcellini e Roman Vlad.
“Con questo progetto espositivo, ospitato in una delle città che più raccontano al mondo l’eccezionalità e la grandezza della creatività e dell’arte italiana, si intende metterne in risalto una tra le sue massime espressioni, la moda. La mostra si propone quale spaccato storico originale sull’evoluzione e l’affermazione di un settore che è da sempre sinonimo di visionarietà e che realizzazioni uniche frutto di mani sapienti hanno reso e rendono tuttora fiore all’occhiello del Made in Italy. Un patrimonio nazionale la cui importanza è ben nota al Ministero, che per sostenerne lo sviluppo ha messo in campo un’ampia strategia che poggia su interventi e strumenti finanziari mirati ad accrescerne il valore. Patrimonio di cui l’Archivio Luce custodisce pagine preziose, che come Ministero abbiamo il dovere non solo di conservare ma anche di promuovere per tramandarlo in tutta la sua straordinarietà alle generazioni future”, ha affermato Lucia Borgonzoni, Sottosegretario al Ministero della Cultura.
“I materiali dell’Archivio Luce costituiscono il cuore visivo e narrativo di questa mostra”, ha dichiarato la Presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia. “Attraverso filmati, fotografie e cinegiornali, si ricompone un mosaico di memoria collettiva che ci parla di sperimentazioni tessili, di sfilate tenutesi già negli anni Venti e dell’importanza crescente dell’industria italiana nella lavorazione della seta, della viscosa negli anni Trenta e del Lanital negli anni Quaranta. Emergono così le innovazioni dell’industria della moda, i legami con il cinema hollywoodiano e il ruolo cruciale di tante figure – donne e uomini – che, attraverso l’abito, hanno promosso un’idea di Italia moderna, creativa e aperta al dialogo internazionale. Moda in Luce rende evidente come la storia della moda italiana affondi le sue radici in un processo articolato che l’Istituto Luce ha avuto il merito, e la responsabilità, di seguire passo passo, raccontandone le ambizioni, le contraddizioni e i traguardi.”
Presente in mostra anche la versione restaurata del documentario “Sette canne per un vestito”, realizzato nel 1948 da Michelangelo Antonioni. Sono moltissimi, infine, i filmati di moda stranieri che si intervallano con quelli italiani fino ai primi anni Quaranta e che permettono di tracciare una storia inedita anche dei rapporti fra la moda italiana e quella d’Oltralpe e d’Oltreoceano, sia prima sia immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Da sottolineare, infine, i numerosi filmati di moda stranieri che si intervallano con quelli italiani fino ai primi anni Quaranta e che tracciano una storia inedita anche dei rapporti fra la moda italiana e quella d’Oltralpe e d’Oltreoceano, sia prima che subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde ha sottolineato: “Questa mostra permette, attraverso un florilegio selezionatissimo di fotografie e video, non solo di ricostruire un momento importante della storia della moda, ma anche di calare gli abiti in un contesto che li rende vivi perchè il supporto dei ‘cinegiornali’ e dell’immagine come mezzo documentario contribuisce come nient’altro a comprendere la funzione sociale dell’abito oltre la sua parvenza estetica”.
Questa mostra fiorentina rappresenta un’importante operazione culturale di riscoperta e restituisce dignità storica e visibilità ad un periodo spesso trascurato nei racconti ufficiali: “Moda in Luce” non solo arricchisce la narrazione sul Made in Italy, ma invita a interrogarsi sull’evoluzione del gusto, del linguaggio visivo e del sistema moda nazionale. L’allestimento nelle sale del Museo della Moda e del Costume suggella un racconto che non si limita alla celebrazione, ma che intende lasciare un segno critico e duraturo nella comprensione del patrimonio creativo italiano.
NB: ad arricchire l’esposizione un ricco catalogo edito da Silvana Editoriale.

Foto Attualità / Archivio Luce Cinecittà

1952
Fondo Vedo / Archivio Luce Cinecittà

1953
Fondo Vedo / Archivio Luce Cinecittà

1955
Fondo Vedo / Archivio Luce Cinecittà

COMPLETO FEMMINILE
1925 circa
Collezione Massimo Cantini Parrini, Firenze

ROMA
ABITO FEMMINILE
1955 circa
collezione Massimo Cantini Parrini, Firenze

ABITO FEMMINILE
1936
Collezione Massimo Cantini Parrini, Firenze

Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura









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